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Prima tappa: Sri Lanka - India

Il Grande Sogno -

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“Un viaggio in moto inizia nella nostra testa. Da un sogno, da un’idea, da una fantasia, una foto vista su qualche rivista. Poi scatta la molla.


Mi guardo attorno. Sono a casa mia. Il posto che al mondo ritengo più sicuro in assoluto. Eppure … ho voglia di partire, di essere su qualche strada sconosciuta di calpestare l’asfalto di qualche Continente ignoto, nell’incertezza del chilometro successivo: chi incontrerò? Cosa troverò dopo la curva? Qualche cosa di spiacevole o di bellissimo? … ma non potrei starmene a casa mia tranquillo?

Penso che ognuno di noi abbia delle motivazioni dissimili per prendere e partire; il desiderio di vedere cose nuove ad esempio, genti differenti da noi, l’incontro con nuove culture, il mettersi alla prova, oppure per mania di protagonismo. Qualunque sia la motivazione, è del tutto irrilevante. Un viaggiatore, è un viaggiatore e non ha bisogno di dare spiegazioni o giustificazioni; lo si è prima di tutto dentro e per sempre, con la mente in primis e con il corpo poi.

Un viaggio infatti inizia prima con la mente, sognando!

L’idea di “Il Grande sogno” scaturisce proprio da questo pasticcio di pensieri, anzi ora che ci penso nasce forse davanti a un caffè o forse davanti una birretta in qualche locanda del Sudafrica o in un bar della Bulgaria, non ricordo, ma poco importa, la molla è scattata!
Moto e turismo, motoviaggi
Questa in realtà, è la fase più divertente di un viaggio, quando si fantastica liberamente su quello che sarebbe grandioso fare. Poi, c’è la fase logica in cui si valuta la fattibilità del viaggio immaginato; quindi, si ha la terza fase, che io definirei pratico-organizzativa, in cui si passa a pianificare tecnicamente il viaggio per concretizzare così il sogno.

Le componenti per amalgamare il tutto, sono:
a) il tempo a disposizione, b) un po’ di quattrini c) la moto.
Nel nostro caso, visto che siamo principalmente motociclisti, credo che il tipo di moto da utilizzare sia una componente importante ma non determinante. Abbiamo conosciuto motociclisti comprare moto usate e partire per viaggi lunghi una vita; qualcun’altro prendere una Hayabusa e affrontare il deserto, qualcuno comprare l’ultimo modello di maxi enduro e restare a piedi di li a poco; altri tirare fuori la moto dal garage e andare. Direi che in buona sostanza l’importante è proprio “andare”, partire, muovere i primi passi e allontanarsi da casa, dal luogo sicuro, il resto, lo farà la strada.

Ora, Daniela ed io stiamo lavorando mettendo insieme tutti i pezzi per costruire un grande sogno, il sogno di una vita probabilmente “Il Grande Sogno” appunto (The Big Dream); ci siamo!

Le nostre esperienze precedenti, un ventennio di viaggi con la moto al seguito, sono certamente molto importanti, ma nella preparazione di questa nuova avventura, ci sono di grande aiuto e sostegno anche i molti amici viaggiatori che negli anni abbiamo avuto la fortuna di conoscere; una fonte inesauribile di esperienza e di sapienza sull’arte del viaggiare.
Negli ultimi anni, con la nostra fedele Guzzi, “Motina” per gli amici, abbiamo compiuto bellissimi tragitti in giro per il mondo. Questo nuovo progetto però, avrà una dinamica totalmente diversa.
Fino ad ora, abbiamo spedito la moto in posti fantastici, con un biglietto di andata e ritorno. Il concetto nuovo di questo viaggio, sarà quello di lasciare la moto sul posto, in loco, per poi riprenderla, a distanza di qualche mese e ripartire dallo stesso punto per un nuovo percorso, proseguendo così su un itinerario a tappe, fino magari a compiere il giro del Mondo …

Un’idea magnifica certamente, ma non priva di incognite e nuovissime difficoltà (e solo al pensiero mi prende l’adrenalina!). L’unica certezza di questa nuova avventura, è che per una simile esperienza non porteremo con noi la nostra Motina. Mai potrei abbandonarla volontariamente in qualche angolo sperduto di qualche albergo sconosciuto del mondo, assolutamente no! Ed allora, una soluzione potrebbe essere un nuovo mezzo. Quale?

Innanzitutto acquistabile a costo basso, di base enduristica, di semplice manutenzione, basilare o elementare nella gestione di eventuali guasti, possibilmente a carburatori e con poca elettronica (personalmente l’elettronica sulla moto, per un certo tipo di utilizzo, la trovo fonte di potenziali problemi, per cui, come disse il grande Henry Ford, “quello che non c’è non si rompe”, preferisco quindi sia ridotta al minimo indispensabile).

Ve lo rivelo: la scelta, del nostro mezzo è caduta su di una Kawasaky KLE500 del 1999, un vero gioiellino.

Ecco, a questo punto il viaggio è cominciato! Con la moto in casa, non ci sono più scuse. Si va avanti!

Un progetto di questo tipo, comporta delle novità rispetto ai nostri viaggi precedenti. Ogni viaggio è un’esperienza e se stante e quindi, farne tesoro è importante ma non ci si deve illudere di avere imparato tutto. E aggiungo che ogni nuova avventura sia da affrontare con una certa umiltà, accortezza, attenzione, cautela e anche paura… La paura può salvarci dai pericoli; averne sempre in tasca una manciata, non guasta, soprattutto se si viaggia da soli.

Anche se non è la prima volta che spediamo la moto fuori dall’Europa, cambiando nuovamente Continente rispetto ai viaggi passati dobbiamo trovare uno spedizioniere adeguato a questa nuova situazione, che ci appoggi nelle nostre richieste, che ci supporti nelle nostre difficoltà e ignoranze! Già, perché molte volte, noi viaggiatori, costituiamo per le compagnie di trasporto, più una fonte di problemi che di guadagno, Anche in in questo caso, sono tornate utilissime le esperienze degli amici viaggiatori, fonte inesauribile di suggerimenti.

In questo momento, oltre alle questioni logistico-burocratiche, normalmente le più fastidiose per un motoviaggiatore, stiamo effettivamente pensando se utilizzare una o due moto per questa grande avventura. Altra questione assolutamente nuova, che apre scenari ma anche problematiche. Per cominciare dalla Kawa, che già abbiamo, dovrà essere munito di cavalletto centrale, che ritengo molto comodo quando la moto sostiene carichi importanti e nelle soste prolungate; sarà opportuno anche montare un para motore e dei paraleve adeguati, non si sa mai. Un navigatore satellitare sarà comunque uno strumento gradito; l’idea del viaggiatore che si perde per vicoli e campagne sconosciute è molto romantica, ma quando hai fretta di trovare un alloggio, una pompa di benzina o una strada principale, la comodità del navigatore, non ha prezzo.

In termini di bagaglio, se sceglieremo la soluzione delle due moto, opterei per equipaggiarle con con borse GIVI modello Trekker outback da 37 litri, taniche per la benzina, borse da serbatoio per avere sempre sott’occhio comunque una bella carta geografica e piastra porta pacchi in alluminio, dove alloggiare due borsoni impermeabili Waterprof da 30 o 40 litri: Così facendo il baricentro si mantiene basso per conservare stabilità e maneggevolezza, soprattutto ove vi siano terreni accidentati, o in presenza di forte vento. Se invece vi sarà una sola moto, opterei di aggiungere un bauletto Trekker da 33/46 litri.

Le problematiche per questo progetto, oltre ovviamente alla spedizione, sono molteplici: un problema banale per esempio sarà dove alloggiare la moto, lungo il percorso, per 6-8 o 12 mesi, la validità del Carnet de Passage, che purtroppo è solo di un anno, la possibilità o meno di far entrare la moto in alcuni nazioni, valutare o meno l’utilizzo di una seconda moto, che può essere opportuna per certi versi, disagevole per altri. Ci sono quindi una serie di nuovi quesiti, che l’esperienza da sola non basta a soddisfare. Talvolta però, non per essere fatalista, bisogna anche confidare nella propria fantasia, umiltà, nel proprio spirito di adattamento o di convincimento e, se c’è, in un po’ di fortuna. L’importante è partire con la moto in perfetto ordine e attrezzata con accessori di qualità e garantiti, perché non dimentichiamo, che un piccolo problema a casa, può diventare insormontabile in viaggio.

Un lampeggio

Maurizio

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